TERAMO – «Il Governatore Chiodi non può restare in silenzio sul presunto danno erariale per l’acquisto di palazzo Adamoli«. E’ questo l’appello dai Radicali e Teramo nostra, che hanno scritto una nuova lettera al presidente della Regione. «Si tratta – spiega l’avvocato Vincenzo Di Nanna che sta seguendo la vicenda – di un aspetto che va senza dubbio approfondito. Siamo certi, ormai, che sull’acquisto di questo immobile ci sia stata un’enorme speculazione. I fatti parlano chiaro: c’è stata una vendita simulata tra due società vicine tra loro e alla fine chi ci ha rimesso è stata la Regione, che lo ha pagato tre volte tanto». La domanda posta dai Radicali e Teramo nostra è sempre la stessa: come mai nel 2000 vennero destinati 910 milioni di lire per l’acquisto e la demolizione dell’edificio, che non fu né acquistato né abbattuto (il Comune non fece valere il diritto di prelazione) e invece, nel 2004, dopo aver perso il finanziamento, è stato acquisito alla cifra record di 1,3 milioni di euro? Nel frattempo,ed è questo il passaggio a cui si riferisce l’avvocato, il palazzo era stato ceduto dall’Immobiliare costa Verde, che nel 2000 lo aveva pagato 905 milioni di lire, all’Immobiliare 11 di Milano, che nel 2002 sborsò 1.239.496,56 euro. «Ci sono molti motivi per ritenere – sottolinea ancora Di Nanna – che questa compravendita sia stata fittizia, e su questo Chiodi, che rappresenta la Regione, quindi la presunta parte lesa, può ancora intervenire, chiedendo che il fatto venga dimostrato in tribunale,anche perché bisogna ancora acquistare le due stanze che non sono state finora acquisite. Su questo tema, lo ricordo, è in corso anche un’indagine della Corte dei conti». Intanto Teramo Nostra e i Radicali sollecitano l’amministrazione Brucchi a dar seguito al cronoprogramma siglato a Roma. «Non ci si trinceri – è l’appello di Piero Chiarini – dietro la mancanza di fondi ma si proceda come concordato».Oggi è stata inoltre presentata la relazione storico-artistica realizzata dalla giornalista e critica dell’arte Natalia Encolpio, che ha ricostruito tutta la vicenda del teatro romano, da cui si evince che gli interventi finora realizzati sul teatro sono stati inconcludenti e in contrasto tra loro, senza raggiungere l’obiettivo, perseguito sin dagli anni Trenta, del restauro e della fruibilità del bene. Paradossale, secondo l’esperta, il restauro dei contrafforti, della facciata e delle finestre di uno dei due edifici che insistono sul teatro e che invece andavano aboliti. «Di tutte le possibili soluzioni – afferma Encolpio – quella che è stata seguita negli anni passati è stata la peggiore sia dal punto di vista filologico che da quello della fruibilità del bene». Considerazioni che continuano a scatenare le polemiche dei Radicali. «Ormai – conclude Ciminà – non ci fidiamo più della politica, e facciamo appello al sottosegretario ai Beni culturali Roberto Cecchi per far portare a termine il progetto di recupero del Teatro».
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